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duetart - Antonio Sofianopulo

Antonio Sofianopulo

vedi opere:
Antonio Sofianopulo
Mitologia del quotidiano
Il sonno della ragione genera sogni
Storia e destino delle piccole cose

Antonio Sofianopulo vive a Trieste, dove è nato nel 1955. Compie studi artistici, ma la sua formazione avviene principalmente in famiglia con la madre Renata, pittrice e pubblicitaria, e con il prozio Cesare, pittore simbolista allievo di Von Stuck.

Sofianopulo è emerso in questi ultimi anni dalla palude dei pittori modernisti o “della stilizzazione semplificata”, parafrasando un suo dire, grazie ad una poesia ed a una visione tutta intimistica, tutta rivolta all’interno.

L’interno è il quadro e, in questo, agisce come un fotografo di paesaggio che riquadra lo spazio e lo ingloba, poi, dentro l’obiettivo. Come quando si vede un regista che mette le mani unite a U e le avvicina all’occhio per scegliere il taglio da dare al campo visivo. Così fa Sofianopulo per la sua pittura. Ma essa è attuale, pur essendo antica nel soggetto, anche nella scelta del colore così acido, stridente, quasi televisivo.

Il suo sguardo rivolto al passato non è per ricevere o copiare modelli, quanto per nutrire la pittura attuale di un sapere antico che la protegga e nel contempo le dia la giusta patina di eternità.

L'artista inserisce diversi piani di lettura nel medesimo quadro e, proprio dalle sue parole, emerge che il suo dato di partenza è il paesaggio, tratto da qualche particolare suggestione colta durante le sue gite familiari, o il ricordo di girovagamenti giovanili o, ancora, la visione di opere di artisti del passato. Troviamo, quindi, alcuni elementi che si dispongono seguendo le regole “naturali”, altri invece si sovrappongono alle immagini come delle “epifanie”, come d’altronde avviene nella nostra percezione quando di fronte a un'immagine non vediamo l’oggetto della nostra percezione sensoriale, bensì qualcos’altro di ben più radicato nella nostra esperienza e nella nostra idea concettuale.


E se si seguissero quei conigli, cosa succederebbe, dove si giungerebbe?
La magia di questi mondi pare essere questo invito ad esplorarli e, così, entrando…si finisce forse in luoghi simili a quelli che trovò Alice seguendo il Coniglio Bianco, ovvero attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò…
Sofianopulo, a differenza del coniglio di Alice, non fa percorrere un sentiero preciso, ma lascia liberi di attraversare i prati e i cieli, così come vanno attraversati i sogni. E così ci si ritrova in un mondo che pare reale e al tempo stesso è il suo esatto contrario. Un mondo alla rovescia dove giorno e notte, cielo e terra si (con)fondono senza attriti. Un paesaggio dove abitano tante piccole figure, quasi mai umane. La mano sembra quella di un Pisanello moderno, che tratteggia i soggetti con precisione e dettaglio nei tratti ed una squillante brillantezza di colori.

Qui tutto è lieve. Tutto si fa più leggero. Qui tutto pare poter volare.
Un paesaggio sublime di radici liberate dalla pesantezza della terra, di radici che salgono ai cieli, lasciando dietro di sé una scia di semi e di vita. E tutt’intorno è un trionfo di topinambur che ha preso il volo in una danza che genera una pioggia di petali gialli.
Uno stagno dove le salamandre galleggiano sull’acqua senza peso, un cielo dove volano coccodrilli e conchiglie ed i gatti dormono pigramente appoggiati ad isole celesti. Isole che hanno lasciato le acque preferendo l’aerea leggerezza dei cieli, da dove guardano alla rovescia la terra che non sembra rispondere ad altre leggi se non a quelle della fantasia.
Il gallo non canta, è attonito e ovattato dalla neve che ricopre fiori di ben altre stagioni, mentre i cristalli di neve, a mo’ di palline, si sciolgono e infrangono su una tela che pare l’obiettivo vitreo di una macchina fotografica. Il cane invece riposa fra ciliegie e fiordalisi, all’ombra di uno strapiombo che annulla ogni tentazione di paura ed orrido montano.
E’ un mondo dove l’uomo è assente e di lui ogni traccia e memoria. Non ci sono case, né strade. E’ un mondo contestualizzato solo dalla luce e dal meteo. Un mondo che si è restituito a se stesso, alle sue sole forze primarie di flora e fauna.

Stupisce la capacità di lasciarsi osservare di queste immagini, anche per lunghi minuti, senza stancare, obbligando lo spettatore ad indagare. Una pittura che non solo genera il desiderio di entrarvi, ma ha la capacità di rallentare i tempi della visione che si fa morbida, prolungata.
Ma, oltre alla fascinazione, lo spaesamento…è sogno o realtà, memoria o fantasia?
Vien naturale osservare…ma infine vi si va cercando qualcosa, la soluzione dell’enigma. L’abilità dell’artista sta in questo saper trasportare dentro l’immagine e poi lasciar lì, ad interrogarsi.
La rappresentazione è perfetta, ogni soggetto è dettagliato con cura e dovizia di particolari, tanto da sembrare quasi fotografato, eppure qualche cosa non torna: tutto è là, dove non dovrebbe essere, tutto è perfettamente uguale a se stesso, ma esattamente all’opposto, alla rovescia.
L’efficacia linguistica di Sofianopulo si esprime in questa modalità di rappresentazione, assolutamente mimetica ed aderente al reale, ma che non risponde al reale e da ciò ecco generarsi quel sentimento misto di costernazione e attrazione. Come nel mondo di Alice, le regole logiche e linguistiche sono apparentemente rispettate, ma al tempo stesso sovvertite da dentro.
E’ un mondo dove tutto è vero ed insieme paradosso, dove tutto è logico, ma non esiste teorema che lo dimostri. Così, ecco, la tana del coniglio bianco è l’immaginario dell’artista.
E, come nella memoria, come nei sogni, è vero, è reale solo quello che si vuole che così sia.
Come la memoria, queste immagini si alimentano di oggetti persi e ritrovati, pensieri, sogni ed oblii che si nascondono in ogni angolo. Assurdità e verità, senso e nonsenso si annidano nella memoria, dove è reale tutto ciò che vi risiede ed insieme è reale solo ciò che si vuole, se lo si ricorda.
E’ tutto quasi vero, è tutto quasi falso come lo è nelle memorie di questi paesaggi.

Annachiara Sofia Cavallone

STORIA E DESTINO DELLE PICCOLE COSE
David Bowes - Enzo Forese - Yuri Rodekin - Antonio Sofianopulo - Aron Reyr Sverrisson - Yunong Wang - Xin Zhou

La sottile ironia e la libera giocosità, tratti connotativi di molte opere di Antonio Sofianopulo, sembrano qui superate per cedere il passo ad una esplicita denuncia contro l’uomo, intervenuto a sconvolgere il disegno primigenio della creazione. Specchio di un disorientamento diffuso e totale, la natura è rappresentata come se fosse stata ‘rovesciata’, come se una mano avesse violato le leggi che governavano la terra. Tutto è sovvertito: il vaso non contiene fiori recisi per preservarne la vita, ma ha perso l’acqua perché qualcuno ha scelto che fosse così e i fiori moriranno prima del tempo.
Gli oggetti che compongono le Nature silenti hanno assimilato la lezione degli Olandesi del ‘600, ma lo spirito contemporaneo serpeggia con potenza dirompente, come dimostra anche la scelta di non rappresentare l’ombra. La corporeità della materia implica la necessità dell’ombra, come ben sottolinea Dante per i suoi personaggi che non disegnano nulla sul terreno perché sono morti, come è morto tutto nelle tele di Sofianopulo, che tenta di sollecitare la responsabilità del singolo a una presa di coscienza che arresti la fine della terra. 
L’opera Il gomitolo sintetizza il pensiero dell’artista, che sembra ancora ravvisare una sorta di speranza per il mondo: il vaso è secco, l’uccello è in trappola e le forbici delle Parche hanno tagliato il filo del gomitolo, che vaga senza collocazione. La luce del vaso illumina un debole volo di farfalle scure, nella morte anticipata del pianeta hanno perso il colore, come il ramo di foglie ha perso vitalità e le pere sono segnate in un anticipo di decomposizione. Nell’apparente condanna senza appello dell’artista, il titolo dice che le Parche potranno anche recidere il filo di una vita, ma esiste ancora un gomitolo che dona giorni e la possibilità di liberare l’uccellino, mettere acqua nel vaso, aprire le finestre perché le farfalle riescano a volare via, anche se solo per la loro breve esistenza di un giorno. 


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